La dr.ssa Lorita Tinelli è la fondatrice e Presidente del CeSAP (di Noci - BA), Centro Studi Abusi Psicologici. Il nome fa pensare a un'associazione meritoria, e presentandosi come “Psicologa Clinica”, oltre che “Esperta in Grafologia e Criminologa”, il quadro appare rassicurante: un’associazione utile per la comunità, diretta da una persona competente. Una rarità nell’ambiente dei movimenti anti-cult italiani.
La situazione non è però così lineare, perché l’operato della Tinelli suscita serie perplessità. I motivi sono numerosi. Cominciamo a conoscere meglio la dr.ssa Tinelli dando uno sguardo al suo curriculum e alle sue pubblicazioni.
L’aver espresso questa critica, fa pensare a una persona che disapprova l’ostentazione vanitosa e ridicola di meriti probabilmente limitati se non inesistenti. Un biasimo condivisibile. Meno condivisibile, per chi professa la modestia di chi è autorevole nel suo campo, è creare un sito web, www.loritatinelli.it, al solo scopo di pubblicare un interminabile curriculum (tre pagine principali più le sottopagine). Appare come una contraddizione.
Però, prima di criticare questo voluminoso curriculum, al fine di fare un confronto diamo uno sguardo al curriculum di un’autorità nel campo della dr.ssa Tinelli, il Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi, il dott. Giuseppe Luigi Palma:
Laureato in Psicologia presso l'Università di Padova nel 1981, Psicologo Psicoterapeuta.
Formazione ad orientamento Psicodinamico.
Presidente del Consiglio Nazionale dell'Ordine degli Psicologi.
Psicologo dipendente presso un Consultorio famigliare della AUSL LE/1.
Un sobrio elenco in quattro punti, che riassume l’essenziale delle sue competenze. Passiamo ora al curriculum della dr.ssa Lorita Tinelli che critica il "riportare quanti più titoli può”:
laureata in Psicologia ad indirizzo Clinico e di Comunità presso l'Università di Roma La Sapienza;
titolo di Grafologa, presso l'Università degli Studi di Urbino;
formata in Criminologia Giudiziaria presso l'Università di Bari;
svolge la libera professione in qualità di psicologa e di grafologa.
Fin qui sono le referenze che tutti indicheremmo. Siamo 4 a 4 con il Presidente Nazionale dell’Ordine. La meno sobria Tinelli prosegue però con un chilometrico inventario che contiene di tutto come la zuppa del casaro:
[formata]in Mediazione Familiare;
docente di Psicologia della Comunicazione e di Marketing presso istituti professionali privati;
docente presso il corso di Alta Formazione Ricorrente in Criminologia Generale Applicata e Penitenziaria, presso l'Università di Bari;
Perito e Consulente tecnico presso i Tribunali;
studiosa di Criminologia e Criminalistica;
esperta conoscitrice delle dinamiche di gruppo e studiosa delle tecniche del Controllo Mentale;
ha fondato il CeSAP, di cui è anche Presidente;
consulente per l'aiuto alle vittime di controllo mentale e di abuso psicologico da parte di sette, sedicenti carismatici e gruppi a sistema totalitario (nell'ambito del Ce.S.A.P);
collabora con Istituzioni pubbliche e private producendo ricerche anche su fenomeni emergenti, quali:
La tossicodipendenza come reazione di conflitti generazionali (Dipartimento di Socializzazione dell’Università La Sapienza di Roma, 1989);
Indagine conoscitiva della cultura dello sballo (Assessorato alle politiche giovanili del Comune di Noci, 1999);
Il disagio nella pre-adolescenza: risultati di una sperimentazione (Istituto 'Girolamo Moretti', Urbino, 1999);
collabora con il Comune di Noci all'applicazione della legge 285/97 per la tutela dei minori;vice-presidente e socio fondatore dell'Associazione Famiglia per Tutti ONLUS;
psicologo-consulente di alcuni Istituti Secondari;
ha realizzato per la Loffredo Editore un cdrom interattivo allegato al testo di Educazione alla Convivenza Civile, dal titolo 'Missione possibile', per le scuole medie;
Fra i suoi studi relativi al controllo mentale:
Mutamenti psicologici nel processo di affiliazione ad una setta (Dipartimento di Psicologia dei processi di sviluppo e di socializzazione, Università La Sapienza di Roma, 1996);
Il reato da controllo mentale: quando una setta diventa un’organizzazione criminale (Dipartimento di Criminologia Generale e Penitenziaria, Università di Bari, 2000);
scrive su quotidiani e periodici, Iscritta all’Ordine dei Giornalisti;
direttore responsabile della rivista LABYRIS;
ha pubblicato Tecniche di persuasione tra i Testimoni di Geova, edito dalla Libreria Editrice Vaticana, 1998;
Ha partecipato come esperta ad un serie di trasmissioni televisivi (sic) e radiofoniche nazionali e private:
'Chi l'ha visto?' - Rai 3;
'Radio Anch'io' - Radio Rai;
Radio TAU;
Radio Maria;
La 7.
Non vengono menzionate le letterine scritte nell’infanzia a Babbo Natale, ma anche così Tinelli batte Presidente Nazionale dell’Ordine 32 a 4, e questa è solo la prima pagina. Ve ne sono altre due, “Articoli” e “Pubblicazioni”, che verranno trattate nel prossimo capitolo.
Definirsi degli esperti specializzati in Criminologia, Mediazione Familiare, tossicodipendenza, dinamiche di gruppo, Controllo Mentale, Grafologia, disagio nella pre-adolescenza, docente di Marketing, ecc. che sono specializzazioni così distanti e slegate tra loro, la rende una sorta di Specialista in Tutto. In genere si ricorre alla quantità per mascherare la qualità, e più che ad ambiti di approfondita competenza, questo carniere di specializzazioni sembra una collezione di onorificenze. Un medagliere da esibire come trofeo, sul cui valore è meglio essere prudenti, perché analizzando le singole voci troveremo delle sorprese. Iniziamo quindi l’analisi delle voci che compongono il curriculum.
formata in Criminologia Giudiziaria presso l'Università di Bari
Per chi si atteggia a esponente del mondo accademico l’uso dell’aggettivo “formato” lascia disorientati. Non è una qualifica riconosciuta, un aggettivo a cui corrisponda un preciso titolo. In pratica non significa niente. Si può essere formati al conseguimento di un Attestato di Partecipazione. Mancano anche le specifiche che indichino quale sia il corso frequentato all’Università di Bari. Specifiche che invece compaiono in merito alla laurea. Questo rafforza il sospetto che anziché una svista quel “formata” venga usato di proposito.
[formata]in Mediazione Familiare
Quella del consulente in Mediazione Familiare non è una professione regolamentata. Non esiste un organo istituzionale vigilante come un Albo o un Ordine professionale, né dei requisiti minimi definiti dallo Stato per poterla esercitare. Può essere praticata da chiunque. Già così è un titolo con ben poco merito, ma vantarlo diventa stridente se a farlo è chi definisce i counselor (altra professione non regolamentata) con un severo “ciarlatani” e li accusa di “danneggiare profondamente l'utenza che a loro si rivolge.”
Nessuna eccezione. La totalità dei counselor è per la Tinelli colpevole di “danneggiare profondamente”. Impegnata in una campagna in difesa della sua categoria professionale dalla concorrenza, definisce “ciarlatani” i concorrenti, ma non si fa scrupoli a vantare una qualifica per la quale, al pari degli odiati counselor, anche lei non ha competenze legalmente riconosciute. C’è di più. Se può apparire lecito che una psicologa lamenti l’intrusione nel campo della Psicologia di chi psicologo non è, un biasimo ancora maggiore va rivolto a chi vanta il titolo di Mediatore Familiare, che oltre a quelle di psicologo richiede competenze proprie alla Sociologia e alla Giurisprudenza. E la dr.ssa Tinelli non è né avvocato né sociologo.
docente presso il corso di Alta Formazione Ricorrente in Criminologia Generale Applicata e Penitenziaria, presso l'Università di Bari
All’apparenza un incarico di prestigio, ma chi pensa che la Mediatrice Familiare sia una docente universitaria sappia che è in errore. Sul sito dell’università c’è il bando di questo corso, e lì è possibile apprendere che la Tinelli non è nell’elenco dei “Docenti universitari”, ma negli “esterni” (di cui il corso eventualmente “si potrà avvalere”).
Per particolari competenze è comune che un ateneo si avvalga di personale esterno, non necessariamente con qualifiche accademiche. Per esempio, in un corso di metallurgia può essere istruttiva l’esperienza di un fabbro che da una vita lavora sul suo incudine, ma questo non fa di lui un docente universitario. Dal bando si apprende inoltre che la Tinelli è definita “esperta di culti e sette sataniche”. Una qualifica che, violando le leggi della probabilità, non figura nel suo lungo curriculum. Questo può voler dire due cose: che l’università considera sufficiente la superficiale conoscenza che la Tinelli può aver acquisito sul satanismo nel suo interessarsi di abusi psicologici, oppure che all’università la dr.ssa Tinelli si è presentata come “esperta di culti e sette sataniche”, ma stranamente nasconde questa qualifica nel suo curriculum.
Infine le ore di docenza. Il corso deve raggiungere un numero minimo di iscritti, ma diamo per scontato che si siano tenuti e diamo per scontato che si siano avvalsi della docente esterna Tinelli: sono tre anni che “l’esperta di sette sataniche” figura nel bando del corso, con un totale di 16 (sedici) ore di insegnamento, così suddivise:
Anno accademico 2006/7 - ore di lezione: 9
Anno accademico 2007/8 - ore di lezione: 2
Anno accademico 2008/9 - ore di lezione: 5
Fanno una media/anno di 5 ore e 20 minuti per un corso che di ore ne totalizza 1000. Definirsi docente a queste condizioni richiede molta disinvoltura.
Perito e Consulente tecnico presso i Tribunali
Benché sia sostanzialmente vero, la docente Tinelli proprio non sa resistere: deve immancabilmente esagerare. Nella realtà si è consulenti presso “il Tribunale di” e non presso “i Tribunali”. Anche questa però non è una qualifica significativa. Chiunque iscritto ad un albo può iscriversi come Consulente Tecnico d’Ufficio presso un tribunale. Non serve neppure una laurea, gli elenchi comprendono anche categorie come geometri o esperti di aceto balsamico. Per iscriversi si deve solo presentare la richiesta. Anzi, per essere CTU non serve neppure essere iscritti presso il Tribunale, già che il giudice può nominare chi vuole e l’elenco dei CTU è in pratica una rubrica telefonica. Anche questa qualifica, all’apparenza altisonante ma nella realtà così poco significativa, viene riportata, da chi critica chi “continua a riportare nella, sua biografia quanti più titoli può” (la virgola è conforme all’originale.)
L. Tinelli in “Caso Vito Carlo Moccia”, pag. 5
studiosa di Criminologia e Criminalistica
Siamo al gioco delle 3 carte. L’inserimento di questa voce sei righe dopo aver scritto “formata in Criminologia Giudiziaria” è un trucco da prestigiatore: non è che una ripetizione per allungare la lista delle onorificenze. È ovvio che chi ha frequentato un corso di criminologia può dirsi studioso di criminologia, ma si tratta della stessa cosa. Dopo averci storditi con una girandola di Periti, Tribunali, Mediazioni Familiari, Alte Formazioni Ricorrenti, ecc., prova a venderci per due volte la stessa merce.
esperta conoscitrice delle dinamiche di gruppo e studiosa delle tecniche del Controllo Mentale
Anche per questa qualifica di “esperta” vale lo stesso discorso appena fatto, perché questa competenza sulle dinamiche di gruppo e sul controllo mentale viene seguita due righe dopo da:
consulente per l'aiuto alle vittime di controllo mentale e di abuso psicologico da parte di sette, sedicenti carismatici e gruppi a sistema totalitario (nell'ambito del Ce.S.A.P)
Del controllo mentale prima si definisce studiosa e successivamente consulente. Va da sé che chi è consulente di viticoltura è un esperto in tale materia. Però attenzione: consulente “nell'ambito del CeSAP”, l’associazione che ha creato lei e ha sede a casa sua. Da brava massaia, impasta un’Associazione sul tavolo di cucina, poi di questa associazione al forno si nomina Consulente (e Presidente Nazionale). Adottando questo criterio, potrebbe aggiungere pure “Specialista delle tecniche del plagio” e “Qualificata nell’aiuto alle vittime di manipolazione del pensiero”.
psicologo-consulente di alcuni Istituti Secondari
“Alcuni Istituti”. Ad essere indulgenti, potremmo definirla una voce di una reticenza sospetta. Dopo che si è attribuita il titolo di docente per aver dato - nella migliore delle ipotesi - cinque ore di lezione all’anno su un argomento di cui lei stessa non presenta qualifiche, queste evasive consulenze con “alcuni Istituti” sono credibili come i Rolex d’oro venduti a pochi euro davanti agli Autogrill autostradali. Dica quali sono e ne prenderemo atto. Al momento non sono che boutade da pescatore, il cui pesce cresce più di quelli geneticamente modificati.
collabora con Istituzioni pubbliche e private producendo ricerche anche su fenomeni emergenti, quali:
La tossicodipendenza come reazione di conflitti generazionali (Dipartimento di Socializzazione dell’Università La Sapienza di Roma, 1989);
Indagine conoscitiva della cultura dello sballo (Assessorato alle politiche giovanili del Comune di Noci, 1999);
Il disagio nella pre-adolescenza: risultati di una sperimentazione (Istituto 'Girolamo Moretti', Urbino, 1999);
Qui la faccenda si fa divertente. Dicendo “collabora”, si intende che queste decennali collaborazioni sono tuttora in corso. Di conseguenza, le tre voci indicate devono essere appena degli esempi di quanto prodotto (altrimenti sarebbe stato corretto scrivere “dieci anni fa ha prodotto 3 ricerche”). Se ne ricava l’idea che terminati gli impegni inerenti la professione di psicologa e grafologa che (sostiene) svolge nel suo studio, e dopo aver interpretato - novella Fregoli - un vortice di ruoli in cui si veste da docente (universitario), consulente (su sette e gruppi totalitari), perito (“dei Tribunali”), esperta (di controllo mentale e abusi psicologici), psicologo-consulente (di alcuni Istituti Secondari), studiosa (di criminologia) ecc., l’inarrestabile Tinelli trova pure il tempo per produrre nuove ricerche che Istituzioni (pubbliche e private) poi le pubblicano. Sarà così? Ovviamente la domanda è retorica e serve a introdurre la disamina di queste “ricerche”, che ipotizziamo essere le più rilevanti.
In merito alla prima ricerca, “La tossicodipendenza come reazione...”, va rilevato innanzitutto che in una perizia del 2006, che vedremo più avanti, indica l’anno 1990 e non il 1989.
La perizia che riporta come anno il 1990
Sezione del curriculum che riporta come anno il 1989 (20 anni fa)
Quella che in un altro contesto sarebbe una banale svista, in un riferimento bibliografico diventa una sciatteria che da sola è motivo di discredito, ma l’aspetto più spinoso è che all’Università La Sapienza non risulta. Anche cercando “Tinelli” sul database dell’università non si ottiene alcun risultato. Strano. È davvero strano che a un’università non risulti un testo che lei stessa ha pubblicato.
Stesso risultato lo si ottiene cercando “Indagine conoscitiva della cultura dello sballo”. Contrariamente alla stucchevole diceria che vuole i dipendenti pubblici degli sfaccendati, all’Assessorato del Comune di Noci sono disponibili e di una cortesia squisita, ma dell’indagine conoscitiva non hanno fornito alcuna notizia. Potrebbe trattarsi di un altro errore, questa volta dell’Assessorato del Comune di Noci, che viene a sommarsi a quello dell’Università La Sapienza, ma certo è una coincidenza poco credibile.
Finalmente “Il disagio nella pre-adolescenza: ecc.” esiste, ma definirla una collaborazione con un’Istituzione, è come vantarsi di aver “fatto” Aspettando Godot con Strehler, da parte di chi strappa i biglietti all’ingresso del teatro. L’Istituto G. Moretti è la scuola dove la Tinelli ha frequentato il corso di Grafologia e “Il disagio nella pre-adolescenza” è la tesi di fine corso. Oltre che nella preadolescenza, il disagio lo si avverte anche da adulti nel provare a considerarlo un equivoco. Inoltre c'è da rilevare che è del 1998 e non del 1999 e mostra di non sapere neppure come si scrive l'argomento della sua tesi: preadolescenza, senza il trattino.
Vediamo ora:
Fra i suoi studi relativi al controllo mentale:
Mutamenti psicologici nel processo di affiliazione ad una setta (Dipartimento di Psicologia dei processi di sviluppo e di socializzazione, Università La Sapienza di Roma, 1996);
Il reato da controllo mentale: quando una setta diventa un’organizzazione criminale (Dipartimento di Criminologia Generale e Penitenziaria, Università di Bari, 2000).
Così apprendiamo che a Godot vanno aggiunti La Locandiera e l’Amleto. I due lavori indicati, non sono studi che l’Università La Sapienza e l’Università di Bari hanno pubblicato, ma rispettivamente: la tesi di laurea in Psicologia e la tesi del misterioso corso di criminologia che abbiamo visto all’inizio. La dr.ssa Tinelli vanta pubblicazioni mai pubblicate. C’è dell’altro. Avendo già elencato in precedenza entrambe le qualifiche di Psicologa e Criminologa, menzionare genericamente come “studi” quelli che in realtà sono i lavori conclusivi di questi corsi è un mezzuccio per arricchire un inconsistente palmares con medaglie di latta.
In merito allo “studio” che l’Università di Bari non ha mai pubblicato, va precisato che un suo estratto è stato davvero pubblicato. Però non su una rivista, lo si trova sito web del CeSAP, la sua associazione di cui è Presidente e Consulente. Compare in questa pagina, dove alla fine si legge: “Tratto Da 'Controllo mentale e reati: quando le sette diventano organizzazioni criminali' di Lorita Tinelli (1999) Tesina presentata al Dipartimento di Criminologia Genrale (sic) e Penitenziaria.”. È la terza volta che troviamo un suo lavoro citato in due diversi ambiti, ed è la terza volta che le date sono differenti. Nel sito-curriculum l’anno è il 2000, nel sito del CeSAP è il 1999. Chi conosce gli standard del mondo accademico, aspetti a scuotere sconsolato la testa perché c’è dell’altro. Anche il titolo dello “studio” mostra inattese attitudini alla mutazione: un giorno è “Il reato da controllo mentale: quando una setta...”, per diventare poi “Controllo mentale e reati: quando le sette...”. Infine, sempre dal sito del CeSAP, leggiamo che lo “studio” si è ristretto come una maglia di lana a una “Tesina”, il che conferma i dubbi sollevati all’inizio del capitolo da quel suo definirsi “formata” in Criminologia Giudiziaria.
La pagina del sito del CeSAP che riporta l’anno 1999
Particolare del sito curriculum; l’anno è il 2000 e il titolo è diverso
ha realizzato per la Loffredo Editore un cdrom interattivo allegato al testo di Educazione alla Convivenza Civile, dal titolo 'Missione possibile', per le scuole medie (anno 2004)
Dopo i leciti sospetti, le evidenti ripetizioni, le ilarità e le medaglie di latta, si arriva ora a una conclamata menzogna. Il “cdrom” vantato, che poi sarebbe un CD-ROM, esiste solo nella sua immaginazione, di cui il suo curriculum è molto debitore. Emblematico anche lo sgarbo del non riportare gli autori del testo: M. P. Ancora, A. Aveta, E. Palmieri. Il libro esiste, e se ne può trovare la scheda in Internet, ma il CD-ROM non esiste. In proposito, vale la pena riportare una dichiarazione della dr.ssa Tinelli del 23 marzo 2008: “Non amo la menzogna e non sono capace di affermare cose non vere.”
Iscritta all’Ordine dei Giornalisti, scrive su quotidiani e periodici
direttore responsabile della rivista LABYRIS
Una precisazione: “Iscritta all’Ordine dei Giornalisti” non compare nel sito-curriculum. Questa qualifica viene dichiarata (“La sottoscritta [...] dichiara quanto segue:”) nella pagina “Dati Personali” della perizia - redatta per una causa giudiziaria - a cui si è già accennato e che vedremo nel terzo capitolo.
Questa dichiarazione di iscrizione all’Ordine dei Giornalisti viene trattata in questo capitolo per omogeneità tematica. Il motivo si stenta a crederlo. Adesso però non pensate male: è peggio. Al pari del CD-ROM interattivo è una menzogna. Uso volutamente il termine tranchant “menzogna”, perché è di questo che si tratta: la dr.ssa Lorita Tinelli non è mai stata giornalista (nemmeno pubblicista) e non è mai stata iscritta all’Ordine dei Giornalisti. Basta chiederlo all’Ordine dei Giornalisti della Puglia. A meno che oltre agli errori dell’Università La Sapienza e dell’Assessorato del Comune di Noci, non si voglia ipotizzarne uno anche dell’Ordine dei Giornalisti della Puglia.
Per questa millanteria la “giornalista” ha preso spunto dal fatto di essere stata iscritta nel “Registro Speciale” presso l’Ordine dei Giornalisti di Puglia, in quanto Direttore Responsabile della rivista Labyris (che vedremo nel capitolo successivo). Non ci si faccia ingannare però da quell’altisonante “Direttore Responsabile” o dal “Registro Speciale”: sono qualifiche che valgono quanto l’iscrizione al Club Alpino Italiano. Chiunque, facendo colazione alla mattina, può nominarsi Direttore Responsabile della rivista che si è inventato poco prima, mentre davanti allo specchio si radeva. C’è una sola formalità da sbrigare: inviare all’Ordine dei Giornalisti una comunicazione contenente nome, cognome, indirizzo e il nome della rivista. Tutto qui. L’iscrizione nel Registro Speciale è una “presa d’atto” che però non dà nessun diritto di dichiararsi iscritti all’Ordine.
Chi è gravido di vanità, partorisce menzogne, dicono.
Per riprenderci dallo sbigottimento, facciamo un break e rimandiamo al secondo capitolo sia “scrive su quotidiani e periodici” sia “ha pubblicato Tecniche di persuasione tra i Testimoni di Geova”.
ha fondato il CeSAP, di cui è anche Presidente
Fondare un’associazione è come essere Direttore Responsabile, quindi di per sé l’aver fondato un’associazione non significa nulla. Il merito che tale iniziativa può dare è legato al prestigio dell'associazione, e qui non si parla di Telefono Azzurro. Una disamina dell’associazione verrà fatta nel quarto capitolo, ma per dare un’idea del prestigio di cui gode il CeSAP, per il momento mi limito a riportare, dal newsgroup free.it.religioni.scintology, una risposta data a un’acrimoniosa pasdaran del CeSAP, che ben sintetizza le diffuse riserve sull’operato del Centro Studi:
“Cara Patrizia, il suo caso, da solo, è esempio lampante del prodotto di
eccellenza della Dott.ssa Tinelli e del CeSAP... ” (Pietro Bono 15-1-2009)
docente di Psicologia della Comunicazione e di Marketing presso istituti professionali privati
Ho serbato per il finale questa “docenza” perché contiene un retroscena dal sapore burlesco. Si basa su testimonianze verbali di persone che preferiscono mantenere l’anonimato, quindi è legittimo prenderle con beneficio d'inventario. A questo punto sappiamo che le affermazioni della “giornalista” sono da guardare con circospezione, ma in questo caso possiamo abbassare la guardia. Sì, ha un po’ esagerato usando il plurale, ma è sostanzialmente vero, l’esperta, consulente ecc. era davvero docente in un istituto professionale privato: docente in un corso per estetista e parrucchiera.
Abbiamo visto che la dr.ssa Tinelli presenta sé stessa come una ricercatrice. Questa vocazione viene ribadita nello statuto del CeSAP, il Centro Studi da lei creato, a cui attribuisce lo scopo“di porsi come osservatorio permanente per lo studio e la divulgazione” ecc. Sempre sul sito del CeSAP si legge inoltre l’impegnativo proposito di dare “informazioni continuamente aggiornate” a un ancor più impegnativo elenco di soggetti a cui queste “informazioni continuamente aggiornate” sono indirizzate:
psicologi,
sociologi,
assistenti sociali,
forze dell’ordine,
educatori,
insegnanti,
avvocati,
magistrati,
medici,
pedagogisti,
operatori psicosociali,
ma soprattutto a vittime di abusi
e a quanti, familiari, parenti, reti amicali, vivono ...
Per chi opera come psicologo professionista, proporsi come riferimento per le vittime di abusi psicologici è naturale. Ciò che invece suscita perplessità è la presenza nella lista di categorie come gli avvocati, i magistrati, i medici ecc. Viene spontaneo il sospetto di una propensione alla presunzione. Insomma, a raccontarle grosse. Tanta sicurezza nei propri mezzi ha pure un secondo effetto: crea delle aspettative in merito alle pubblicazioni che andremo ora a esaminare.
Prima di esaminare i lavori vantati dalla dr.ssa Tinelli nel suo curriculum di studiosa, è bene ricordare che in ambito scientifico esistono delle regole che stabiliscono come pubblicare ricerche, studi, interventi, ecc. e come riferirsi ad essi. Non deve sorprendere. Se anche il gioco del rimbalzello si è dato delle norme, a maggior ragione è necessaria una regolamentazione nel ben più rilevante mondo della ricerca scientifica, il quale deve evitare di ridursi a un babelico vociare di Maghi Oronzi. Per questo i riferimenti a una pubblicazione devono riportare con chiarezza tutti quei dettagli che permettano agli altri studiosi del settore di rintracciare agevolmente il testo. La violazione di questa norma elementare, comporta la perdita di credibilità per l’autore e per i suoi lavori.
Un altro criterio riguarda l’autorevolezza della rivista su cui si pubblica, che deve essere scientifica. In un mondo dove anche gli articoli delle riviste più prestigiose vengono passati al microscopio, è intuitivo che quanto pubblicato su riviste non scientifiche non venga considerato (e vantare un articolo apparso sul Gazzettino di Rovigo susciterebbe ilarità). In pratica, scrivere uno studio e appenderlo al muro della camera da letto non vale.
Infine, gli articoli divulgativi o i testi di convegni e conferenze, pure questi divulgativi per loro natura, non valgono. Umberto Eco scrive su l’Espresso articoli interessanti, ma non sono lavori scientifici.
Veniamo quindi agli “studi” che la ricercatrice Tinelli elenca nel suo sito www.loritatinelli.it e che le consentono di porsi l’ambizioso obbiettivo di essere un riferimento per avvocati, magistrati, sociologi, educatori e il resto della compagnia, oltre che ai suoi colleghi psicologi. Affrontare la mole di studi, ricerche, articoli e interviste (sono elencate pure quelle) che l’operosa psicologa deve aver accumulato in questi dieci anni può destare preoccupazione. Nessun timore: in elenco ci sono appena 17 voci. Pochi ma buoni, viene da pensare, la dr.ssa Tinelli avrà indicato solo i lavori più rilevanti. Sarebbe logico, ma nel caso in questione sarebbe soprattutto sorprendente. Meglio rimandare le valutazioni a dopo che avremo esaminato il materiale.
Il primo articolo della lista è “LE SETTE E LA FAMIGLIA” e partiamo decisamente male: c’è solo il titolo senza alcuna indicazione bibliografica. Poco sopra abbiamo visto che i riferimenti non sono un optional da accogliere con gratitudine, ma un elemento indispensabile (altrimenti qualcuno potrebbe cadere nella tentazione di spacciare la tesi e la “tesina” per degli studi pubblicati da due università). Quanto l’indicazione bibliografica sia importante, lo si capisce anche dal fatto che deve attenersi a precise regole dettate dalle categorie di riferimento. Uno psicologo dovrà quindi seguire le convenzioni stabilite dall’APA, l’American Psychological Association, che esigono questa struttura:
[autore] [data pubblicazione] [titolo/volume] [luogo edizione] [editore] ecc.
Non è tutto. Nelle indicazioni dell’APA, le regole variano a seconda che si stia citando nel testo oppure in bibliografia, che si citi un articolo oppure una tesi di laurea ecc. Sono cose basilari e per conoscerle è sufficiente leggere il divertente manuale per studenti “Come si fa una tesi di laurea” di Umberto Eco.
Tornando allo "studio"LE SETTE E LA FAMIGLIA, la mancanza dei riferimenti di pubblicazione toglie credibilità all’intero curriculum. Noi però non siamo tignosi come i ricercatori (veri) e non ci formalizziamo. Anche perché in precedenza ne abbiamo viste di peggio. Non ci formalizziamo ma faremo bene a essere guardinghi, perché la ricercatrice, che nel suo sito trascrive perfino il testo di una banale intervista sul vandalismo rilasciata allo sconosciuto “Noci-Gazzettino, Mensile di vita cittadina”, di questa intervista riporta i riferimenti, mentre sul ben più importante (all’apparenza) “LE SETTE E LA FAMIGLIA” stende un alone di mistero. Una reticenza che non ha senso.
Fortunatamente la magia dei motori di ricerca ci viene in aiuto e con sorpresa scopriamo che questo contributo al progresso scientifico è stato pubblicato davvero. Però non su carta, ma sul sito del CeSAP. Non male, il prodotto capofila dei suoi studi la ricercatrice Tinelli se lo pubblica lei sul suo sito e poi lo elenca nel suo curriculum. Ingegnosa. Ma a questo punto sarebbe stato meglio il Gazzettino di Rovigo, o per lo meno il “Noci-Gazzettino” (che, lo vedremo tra poco, non si chiama neppure così).
Il secondo lavoro è “ABUSO PSICOLOGICO E CONTROLLO MENTALE”. Anche se approssimativi, qui i riferimenti bibliografici ci sono: Leadership Medica, n° 6, 2000. Come rivista scientifica non è un granché, ma almeno esiste e l’articolo è stato pubblicato davvero. Forse perché resterà l’unico a finire sulla carta, e si sa che i figli unici godono di particolare riguardo, per sicurezza la dr.ssa Tinelli lo elenca due volte. Nella pagina “Articoli” e nella pagina “Pubblicazioni” (1).
“EFFETTI DELL'ADESIONE AI TESTIMONI DI GEOVA SUI MINORI”. Ci risiamo, ma dovremo farci l’abitudine: anche qui mancano i riferimenti bibliografici. Nuovamente Google fa il delatore e così scopriamo che anche questo “articolo” (anche lui del lontano 1999) ha trovato ospitalità unicamente sul sito della ricercatrice a cui dovrebbero rivolgersi magistrati, avvocati, & C.
Quanto detto per “EFFETTI DELL'ADESIONE... ” vale anche per:
LA DIAGNOSI NELL'ETA' EVOLUTIVA, pro manoscipto del 1998
LA SINDROME DI ALIENAZIONE GENITORIALE COME STRUMENTO PRIVILEGIATO DELLE SETTE
Con questi due articoli si raggiunge il paradosso. Il primo, “LA DIAGNOSI NELL'ETA' EVOLUTIVA”, non compare neppure sul sito del CeSAP. Questo significa che la Tinelli cita nel suo curriculum un articolo che è stato pubblicato solo sul suo sito-curriculum. Sembra un gioco di parole, ma la sostanza è che vanta una pubblicazione che in realtà non esiste. Il secondo articolo lo ha invece appeso al suo “comodino”, ma se degli altri era criticabile la mancanza dei riferimenti bibliografici, in questo viene perfino cambiato il titolo: da “LA SINDROME DI ALIENAZIONE GENITORIALE COME STRUMENTO PRIVILEGIATO DELLE SETTE” a un più sbrigativo “La sindrome di alienazione genitoriale”.
“LE NUOVE RELIGIOSITA' ALLE SOGLIE DEL TERZO MILLENNIO” Qui il riferimento c’è: “Relazione presentata all'omonimo corso di informazione del Ce.S.A.P. nel Novembre 1999”. Della serie tutto fa brodo. Inserire in un curriculum la relazione esposta in una comune conferenza (ossia non organizzata da un’istituzione di grande prestigio) è un’evidente anomalia: nessuno trova conveniente mostrare che sta raschiando il barile. Ma la Tinelli non butta via niente e alla voce “Articoli” inserisce una relazione che non era nemmeno per una conferenza, ma per un “corso di informazione”. Per di più tenuto dal CeSAP, la sua associazione con sede nel suo soggiorno di casa. Siamo al Gioco Simbolico (2) con cui i bambini fingono una diversa realtà: “Facciamo che io ero la principessa e tu ...”.
“ADESIONE AL GRUPPO DEI TESTIMONI DI GEOVA: COME E PERCHÈ”. Ancora il “testo di una conferenza”, ancora del lontano 1999, ma quale conferenza non è dato sapere. C’è un particolare interessante che salta all’occhio leggendo il testo di questo pseudo-studio che inizia così:
“Negli ultimi anni si sta assistendo, nei paesi occidentali, al proliferare di nuove forme di culto. Anche nella cattolica Italia, esse sono in vorticoso aumento.” (vedi qui)
e lo confrontiamo con il testo di “LE NUOVE RELIGIOSITA'”, che abbiamo visto poco sopra e che inizia così:
“Negli ultimi anni si sta assistendo, nei paesi occidentali, al proliferare di nuove forme di culto. Anche nella cattolica Italia, esse sono in vorticoso aumento.” (vedi qui)
“AFFILIAZIONE SUBITA: le comunità settarie e i diritti dell'infanzia”. È la terza relazione per un convegno inserita alla voce “Articoli”. Nel film “Amici miei”, il regista Monicelli si chiedeva cosa fosse il genio. In questo lavoro della dr.ssa Tinelli forse troviamo la risposta. Per dare autorevolezza ad un trattato, si usa citare opere di altri autori a conferma di ciò che si è esposto o si è dato per acquisito. In questa relazione la Tinelli mette in calce come riferimento “EFFETTI DELL'ADESIONE AI TESTIMONI DI GEOVA SUI MINORI, di Lorita Tinelli, Pro Manoscripto, 1999”, che è “l’articolo” che abbiamo visto poco sopra, “pubblicato” sul suo sito. Che tenerezza, con due puntine da disegno affigge un “articolo” al comodino nella sua cameretta, poi lo cita in una relazione per un convegno che tiene sul suo lettino. Anche qui comunque siamo sempre al 1999, il suo anno mirabilis.
“SUICIDI DI MASSA: alla ricerca della verità assoluta” Questa è una chicca. Finalmente una ricerca che davvero ha visto la consacrazione della pubblicazione su carta: il numero di esordio della rivista Labyris, nel 2000. Ciò che dà un toccante effetto Tartarino di Tarascona, è che Labyris è la rivista dell’associazione che ha sede nel soggiorno di casa sua e viene edita nel salotto di casa sua, nei momenti liberi tra i convegni che tiene sul lettino nella sua cameretta. Una curiosità: Labyris vantava nientemeno che (imprecisati e anonimi) corrispondenti che assicuravano il collegamento con “i Paesi Comunitari ed Extracomunitari”.
da Labyris, n° 3/4, 2000
Come si addice ai giochi d’infanzia, la rivista ebbe vita effimera, appena 5 uscite. Anche questo contributo alla scienza, la Tartarina di Noci lo elenca per sicurezza due volte, ed essendo tanto amato dall’autrice vale la pena dargli uno sguardo. Prende spunto dalla “notizia dell'ennesimo tragico suicidio di massa” verificatosi “a Kampala, Uganda, il 18 marzo scorso.” Nella realtà l’eccidio ebbe luogo il 17 marzo e non il 18, a Kanungu e non a Kampala, che da Kanungu dista 400 km. A questi due errori fa seguito un elenco dei casi precedenti, seguito dall’elenco dei termini che si sono succeduti a quello di “lavaggio del cervello”, e si conclude con la spiegazione dei suicidi di massa secondo le teorie dello psichiatra Viktor Frankl. In pratica, non è un articolo, ma un commento alla cronaca in stile “Forse non tutti sanno che” della Settimana Enigmistica. Non stupisce che sia stato pubblicato esclusivamente dalla sua rivista.
“IL DISAGIO NELLA PRE-ADOLESCENZA: RISULTATI DI UNA SPERIMENTAZIONE". Questo presunto articolo lo abbiamo visto nel primo capitolo, si tratta della tesi del corso di grafologia, che nel 2.000 l’Istituto G. Moretti ha pubblicato nella sua rivista Scrittura. Ma non si tratta di un merito: l’istituto pubblica tutte le tesi conclusive del suo corso di Grafologia. Anche questo scritto viene riportato due volte, sia tra gli “Articoli” che nelle “Pubblicazioni” (che sommando la citazione nella pagina “Curriculum” fanno 3 volte).
“DALLO SCARABOCCHIO AL DISEGNO: ANALISI DELL'ATTIVITA' GRAFICA DEL BAMBINO NELLA SUA EVOLUZIONE”. Di questo articolo è dato sapere solo l’anno, il 2000. Altro non c’è, neppure il testo. Quanto a Google si ostina perfidamente a dire che non ne sa niente, l’infingardo. Ancora una volta la ricercatrice Tinelli vanta uno studio che non ha nemmeno affisso al comodino della sua cameretta.
PUBBLICAZIONI
Passiamo ora alla pagina Pubblicazioni, dove troviamo menzionati: “Giovani: specchio del mondo adulto”, “Libertà o libero plagio?”,“Esperienze inusuali definite parapsicologie”, pubblicati sul finire del 2000 sulla rivista “Noci-Gazzettino, Mensile di vita cittadina”. La prima cosa da dire è che “Noci-Gazzettino” non esiste, il vero nome della rivista è Noci gazzettino, senza il trattino, e il sottotitolo non è “Mensile di vita cittadina” ma Periodico di vita cittadina (vedi qui). A parte l’ovvietà che Noci Gazzettino non è una rivista scientifica, è comunque un periodico di scarso rilievo, non dispone neppure di un suo sito web. Considerando che Noci è un piccolo comune di 19.500 abitanti, la pubblicazione di un articolo su Noci gazzettino è una gloria da commemorare scherzosamente al bar con gli amici. Vederlo inserito tra le “Pubblicazioni” che dovrebbero accreditare uno studioso come appartenente al mondo della ricerca scientifica, lascia interdetti. Una vanteria che ricalca quelle di Tartarino e dei suoi amici tarasconesi. Inoltre, è difficile credere che “Esperienze inusuali definite parapsicologie” sia una pubblicazione dalla Tinelli: essendo il nome di un convegno, pare più probabile che sia il titolo di un trafiletto con cui “Noci-Gazzettino” ne dava notizia. Resta da dire che il convegno (organizzato dal CeSAP) non ha lasciato alcuna traccia in rete. Sorte condivisa dalle tre “pubblicazioni”.
Ora che abbiamo visto questi tre (introvabili) articoli pubblicati sullo pseudo Noci-Gazzettino, si conclude anche la disamina della voce di curriculum “scrive su quotidiani e periodici”, che abbiamo incontrato nel primo capitolo e che era stata lasciata in sospeso. I periodici sono: la sua rivista Labirys subito defunta, uno sconosciuto mensile di un paese di 19.500 abitanti e la rivista Leadership Medica che nel 2.000 le ha pubblicato un articolo. Dei quotidiani non c’è traccia. Difficile non ricorrere al termine millanteria.
Chi ha avuto la pazienza di resistere fin qui, ora vedrà la sua costanza premiata con una sorpresa: due fraintendimenti o, più precisamente, due distorsioni. Insomma, ci siamo capiti, un paio di frottole. Si tratta di:
Presi al collo da una catena, Opuscolo redatto per la Mostra Itinerante sull' esoterismo promossa dal CeSAP (anno 2003);
La verità che tu cerchi forse da me la puoi trovare, Opuscolo redatto per la Mostra Itinerante sull'esoterismo promossa dal CeSAP (anno 2003).
Sorvoliamo sull’onore che può dare la firma su un “Opuscolo”. La sorpresa annunciata è che la mostra non è stata “promossa dal CeSAP”, ma ideata, organizzata, finanziata e curata dall’ARIS Veneto che ne ha la completa titolarità. Sui documenti ufficiali della mostra, il nome della Tartarina di Noci figura tra i sette collaboratori (nel suo caso per aver “svolto attività di relatrice e di supporto”) e viene dopo quello dei due co-organizzatori: la curatrice della mostra Silvana Radoani e il Comune di Venezia. Per aver collaborato, la dr.ssa Tinelli si attribuisce il merito dell’iniziativa.
Relazione conclusiva della mostra, su carta intestata ARIS Veneto.
Segnalibro, un gadget della mostra.
In evidenza il logo dell’ARIS Veneto;
il logo del CeSAP non compare.
Svelata la sorpresa, vale la pena dare uno sguardo a questi due opuscoli annoverati come “Pubblicazioni”, perché ricchi di aspetti farseschi.
Il primo, il cui vero titolo è “Presi al collo da una catena. Analisi di una superstizione diffusa”, tratta delle cosiddette Catene di Sant’Antonio. Viene presentato come una “analisi”, nella realtà è appena un esercizio di banale bricolage che non richiede alcuna competenza. Tra le 49 pagine che lo compongono c’è un solo articolo, l’Introduzione, che è di 3 pagine, però firmate da Maurizio Antonello dell’ARIS Veneto. Le pagine restanti riportano:
il testo di undici “Catene”;
un’intervista a Paolo Attivissimo copia-incollata da Internet;
9 articoli di quotidiani;
i “Suggerimenti utili”, ancora di Paolo Attivissimo.
Con questo metro, potremmo inserire nel curriculum le raccolte di Figurine Panini fatte da bambini.
Il secondo opuscolo riguarda i ciarlatani: maghi, cartomanti e sensitivi vari. Sostanzialmente valgono le stesse considerazioni fatte per l’opuscolo precedente, con la differenza che qui il risultato finale è peggiore. La formula è la stessa di prima, ossia una raccolta di materiale facilmente reperibile in Internet. Vi si trova un articolo di Giovanni Panunzio, copiato dal sito di Telefono Antiplagio, che costituisce da solo i due terzi dell’opuscolo. Nelle pagine restanti sono riportati alcuni annunci pubblicitari di sedicenti maghi.
Per legare espositivamente i testi delle pubblicità, l’autrice inserisce dei suoi commenti (di scherno), ma mentre nell’opuscolo precedente erano stringatissimi, qui si dilunga un po’, mettendo in mostra un italiano sorprendentemente esitante, che talvolta arriva a coprirsi di ridicolo:
non sa distinguere tra sponsor e slogan: “Il suo sponsor è ‘Dammi la tua mano, ti dirò chi sei’”;
inserisce considerazioni ironiche di una banalità imbarazzante: “Beh solo 36 ore non sono mica male per risolvere completamente la propria crisi sentimentale!!!”;
fa un uso sfiancante di punti esclamativi a fini enfatici, 8 in un brano di appena 13 parole: “Beh! È di sicuro un’offerta da non perdere!!!! Metà del suo compenso!!!”;
infarcisce ogni pagina di chiose avvilenti, immancabilmente enfatizzate da ingiustificati punti esclamativi:
(beh questa informazione, data come molto importante, non sembra aggiungere molto alla sua credibilità ... ma immaginiamo che suo padre sia stato davvero famoso in qualche tempo e in qualche luogo!)
(non si sa quale! nda)
L’importante è esserne convinti!
(il maiuscolo è suo! nda),
(chi??? Nda),
(e fra tante problematiche questa ci pare essenziale! Nda)
Gli errori e le noiose battutine ironiche rendono i commenti dell’autrice inadatti ad un testo divulgativo e più in linea con le banalità che sentiamo dal salumiere. L’opuscolo si chiude col capitolo “Conclusione”, costituito dall’ennesimo copia e incolla (le istruzioni per eventuali segnalazioni al Garante). Queste istruzioni vengono introdotte da una frase, piuttosto contorta, contenente una raccapricciante virgola tra soggetto (esperti del mondo magico) e verbo (fanno), che vale la pena vedere coi propri occhi:
Veniamo ora al pezzo forte del medagliere ligneo, il libro:
Tecniche di persuasione tra i Testimoni di Geova, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano, 1998, pag.324
Finalmente non dobbiamo parlare di millanteria o di paccottiglia spacciata per gioielli. Questo è proprio un libro e – coincidenza – in questo caso vengono riportati anche i riferimenti bibliografici. E l’ha scritto proprio la dr.ssa Tinelli. La qualità espositiva, dei contenuti e grammaticale non lasciano dubbi.
Innanzitutto chiariamo che si tratta della tesi di laurea a cui è stato cambiato il titolo. Il che attesta l’abilità della ricercatrice barese che riesce a moltiplicare un singolo lavoro in 3 onorificenze: la laurea universitaria per la quale il testo è stato scritto, un fantomatico “studio” pubblicato dal “Dipartimento di Psicologia [...] Università La Sapienza di Roma, 1996” e infine un libro. I complimenti sono d’obbligo.
Cominciamo precisando che le pagine sono 312 e non 324. Peccato veniale, ma il vizietto di allungare il pesce è una tentazione a cui non sa resistere. Esaminiamo queste 312 pagine. Tra presentazione, prefazione, ringraziamenti, introduzione, modalità delle interviste e di contatto degli intervistati, classificazioni, metodi di analisi e amenità varie se ne vanno 32 pagine. Segue la trascrizione delle testimonianze di alcuni adepti o ex TdG, identificati come “Gino”, “Paolo” e così via fino a pagina 108. Conclusa l’interminabile premessa, sembra che abbia finalmente inizio la disamina delle tecniche di persuasione. A dare questa impressione è il titolo dei capitoli: “Come si diventa TdG”, “I TdG e la famiglia”, “Vita di gruppo”, “I TdG e la società”, ma ormai la delusione si è fatta rassegnazione: dopo quelle volate via con Gino e i suoi fratelli, se ne sono andate altre 120 pagine contenenti brani tratti da riviste come Svegliatevi! e La Torre di Guardia. Sono 120 pagine piene di elenchi e di pervasivi riferimenti bibliografici (che mancano nel suo curriculum). Qui il contributo della ricercatrice Presidente Nazionale si limita a brevi interventi di raccordo tra una citazione e l’altra, e lo “studio” si mostra per quello che è nella realtà: una sorta di “Bignami” sui TdG.
Siamo così a pagina 229. Inizia finalmente lo studio vero e proprio, con i capitoli dedicati all’osservazione del fenomeno studiato, che si conclude a pagina 248. Fanno 20 (venti) pagine, a cui fa seguito il capitolo “Conclusioni” (pagine 249 e 250). Con questo, la tesi di laurea divenuta uno “studio del Dipartimento di Psicologia” e poi il libro “Tecniche di persuasione ecc.” è terminato. A meno che non si voglia elevare a ricerca scientifica il glossario, la bibliografia e una cinquantina di pagine che riportano moduli e circolari ad uso interno del gruppo, calendari di eventi e programmi delle adunanze, che con sprezzo del ridicolo vengono definiti “documenti riservati”.
Mi auguro che il lettore apprezzi la cortesia di avergli risparmiato la disamina delle 20 pagine che costituiscono il contributo della dr.ssa Tinelli al libro. È che ritengo che l’antifona sia ormai chiara, ma su richiesta posso dedicargli un paragrafo.
Ultima considerazione in merito al libro. È risaputo che quando gli editori si mostrano insensibili al valore dell’arte o al progresso scientifico, pagando è possibile sopperire a questa ottusa miopia - e al contempo mettere in bella mostra nel salotto di casa un libro col proprio nome in copertina (e stipare lo sgabuzzino con le copie restanti). Non sappiamo come siano andate le cose, c’è però una pagina nel sito www.loritatinelli.it dove si legge una nota molto interessante in merito: “Se si desidera acquistare una o più copie scrivere all'autrice” ecc. Sono trascorsi undici anni, ma ci sono ancora copie del libro che tengono compagnia ai barattoli di piselli.
Una curiosità: poco sopra le istruzioni per l’acquisto, si può leggere una inattesa recensione al libro, favorevole benché lo definisca desueto, firmata dal dr. Enrico Girone. Se non è un caso di omonimia, allora è il dr. Enrico Girone che nella pagina contenente lo statuto del CeSAP figura come uno dei soci fondatori dell’associazione.
Siamo arrivati al bilancio finale. A parte un trascurabile articolo pubblicato su Leadership Medica nel 2000, e un ancor più trascurabile libro uscito nel 1998 e custodito nello sgabuzzino, tutto il resto è una processione di illusioni:
la tesi di laurea e la “tesina” di un imprecisato corso falsamente spacciati per pubblicazioni;
articoli pubblicati sull’anonimo Noci gazzettino (di cui storpia il nome);
ricerche pubblicate unicamente sul sito della sua associazione e studi che neppure lei ha pubblicato;
relazioni per sconosciuti convegni elevati al rango di articoli.
Quasi tutto anteriore al 2000, ossia prima della stesura del proclama visto all’inizio relativo al “porsi come osservatorio permanente per lo studio e la divulgazione” ecc. Il grado di attendibilità della ricercatrice auto nominatasi “giornalista” e Presidente Nazionale risalta impietoso. Il non aver prodotto in tutti questi dieci anni neanche uno studio o una ricerca, per un Centro Studi che “si propone di offrire informazioni continuamente aggiornate”, fa considerare la qualifica di Centro Studi l’ennesima infondata vanteria al pari dell’iscrizione all’Ordine dei Giornalisti.
Nel capitolo “Conclusioni” del suo libro si legge:
“Spesso è la nostra parte emotiva, quindi più primitiva, che ci aiuta nel prendere decisioni che a volte si rivelano sbagliate.”
La frase non ha senso. È nell’ordine delle cose che una decisione a lungo ponderata possa risultare errata; se “a volte si rivelano sbagliate” anche quelle prese dalla “nostra parte emotiva”, allora non cambia niente: sia l’emotività che la fredda razionalità “a volte sbagliano”. Strafalcioni di logica a parte, è probabilmente un invito a non prendere decisioni dettate dall’emotività. È un consiglio che la dr.ssa Lorita Tinelli non dovrebbe solo predicare agli altri, mentre scrive sciocchezze come “Posizioning” (3) (anziché Positioning) o inserisce proditorie virgole tra soggetto e verbo.
Note:
Chi fosse interessato a conoscere il valore dell’articolo può trovarlo qui; avendone letto circa un terzo, in coscienza ritengo di avere già dato.
In Psicologia dello Sviluppo, Gioco Simbolico è il gioco di finzione in cui il bambino negozia un’organizzazione concordata di attori, co-attori, registi e pubblico. Così un oggetto viene usato al posto di un altro e la persona si comporta come se fosse un’altra (“Facciamo che ero….”).
Pagina 7 del libro “Tecniche di persuasione tra i Testimoni di Geova”.